MATTEO FATO | Immagine è somiglianza (come il ritratto sia parte della pittura)
La decisione di inaugurare uno spazio al di fuori della grande città nasce dall’esigenza di offrire un’esperienza completamente diversa dalla maniera odierna di approcciarsi all’arte: prendersi il proprio tempo per la visione corretta di una mostra, ritrovare il gusto di conversare con il gallerista e l’artista su un progetto, sulla nascita di un’opera, alimentando la crescita di una relazione che si basa su un gusto comune e sulla reciproca conoscenza.
Lo spazio di Pereto non vuole essere un luogo dai numerosi passaggi.
E’ concepito come uno spazio privato, quasi segreto, che apre le sue porte al visitatore attento ed interessato, un visitatore che ritrovi il gusto del viaggio, della scoperta e dell’incontro, immergendosi in un paesaggio intatto, tra mura secolari che custodiscono un’idea di bellezza.
A cura di Simone Ciglia
21 settembre – 30 novembre 2019
MONITOR è lieta di presentare Immagine è somiglianza (come il ritratto sia parte della pittura), prima mostra personale di Matteo Fato presso la galleria. L’esposizione si svolge in contemporanea nella sede di Roma e in quella nuova di Pereto (AQ), inaugurata per l’occasione.
Ideato in modo unitario, il progetto è dedicato a uno dei temi centrali nel lavoro recente dell’artista, il ritratto. Fra i generi tradizionali della storia dell’arte, il ritratto si è riproposto nella pratica di Fato dal 2012, dopo l’intensa frequentazione durante il tirocinio accademico. In questo ritorno alle proprie origini artistiche, l’autore si è riavvicinato al genere con la consapevolezza della sua tradizione.
Concepito come maniera per eccellenza di consegnare un’immagine alla storia, il ritratto conserva paradossalmente una resistenza al tempo ancora oggi, nel delirio delle immagini che assediano la contemporaneità. I soggetti, provenienti da vari ambiti culturali e momenti storici, sono scelti per una particolare ossessione che ne ha animato la vita, trasformandoli – nella visione di Fato – in veri e propri artisti (così Alessandro Moreschi – l’ultimo cantante castrato, lo scienziato Nikola Tesla, Johann Wilhelm Trollmann – pugile di etnia sinti, il filosofo Ludwig Wittgenstein). In altre circostanze, i ritratti nascono in occasioni espositive, diventando strumento d’indagine su un luogo (come nelle opere dedicate a Bernardino Telesio, Ennio Flaiano e l’astronauta Charles Duke).
Immagine è somiglianza (come il ritratto sia parte della pittura) prosegue la personale galleria di ritratti di Matteo Fato, soffermandosi su figure di riferimento come l’artista Scipione e i filosofi Kierkegaard e Deleuze, ed estendendo la riflessione a persone viventi. L’autore compone una costellazione di affetti personali che apre allo stesso tempo uno spaccato sul sistema dell’arte: nella raccolta entrano la gallerista e il curatore della mostra, Gianni Garrera – filologo musicale che da anni accompagna il lavoro di Fato (contribuendo anche in questa occasione con un assunto), alcuni collezionisti e un amico. L’intento è conferire valore ai diversi ruoli che contribuiscono a definire l’impegno culturale, esplorando formalmente varie declinazioni della ritrattistica.
In questo nuovo ciclo, Fato si concentra sull’essenza dell’atto pittorico, riducendo gli elementi metapittorici che avevano segnato la produzione precedente per conferire ai dipinti una presenza più assoluta. L’aspetto installativo è affidato al concepimento del ritratto, oggetto di una messa in scena insieme all’effigiato, tramite la scelta della posa e l’impiego di attributi.
Seguendo una prassi consolidata, l’artista inserisce nella scrittura espositiva elementi “estranei” provenienti anche dal passato: due paesaggi che documentano un altro tema tradizionale della storia della pittura, tracciando una connessione verso l’idea del ritratto come – nelle parole dell’autore – “paesaggio del tempo”.
ENGLISH VERSION
The decision to open a space outside the big city stems from the need to offer a completely different experience from the today’s way of approaching art: taking one’s time for the correct vision of an exhibition, rediscovering the pleasure of conversing with the gallery owner and the artists on a project and on the ispiration of a work, nurturing the growth of a relationship based on a common taste and mutual knowledge.
Pereto’s venue does not aim to be a crowded place.
It is rather conceived as a private, almost secret space, which opens its doors to the curious and interested visitor, who keen on rediscovering the taste of travel, cultur and encounter, immersing himself in an intact landscape, among secular walls that keep an idea of beauty.
Curated by Simone Ciglia
September 21st – November 30th
MONITOR is pleased to present Image as resemblance (how portraits are a part of painting) Matteo Fato’s first solo show at the gallery. The exhibition will take place across the gallery’s two venues: its Rome headquarters and its new venue in Pereto (AQ), inaugurated with the show. Conceived as a whole, the exhibition is dedicated to portraiture, one of the central themes in Fato’s work. Since 2012, following a year of intensive tutoring at the art academy, the artist has focused on portraiture, one of art history’s traditional genres. In this return to his artistic beginnings, Fato has approached portraiture through an art historical lens.
Paradoxically, the genre, conceived as one of the most definitive ways in which to consign an image to history, appears to resist time even in today’s frenzy of contemporary images. Fato’s subjects, who span various cultural backgrounds and historical moments, have been chosen for a particular obsession they nurtured all their lives, transforming them – in Fato’s eyes – into true artists. Examples include the castrato singer Alessandro Moreschi; the scientist Nikola Tesla; the German Sinto boxer Johann Wilhem Trollmann; and the philosopher Ludwig Wittgenstein. In other instances, the portraits stem from invitations to exhibit, becoming tools with which to explore places, as is the case of works dedicated to Bernardino Telesio, Ennio Flaiano and the astronaut Charles Duke.
Image as resemblance (how portraits are a part of painting) stems from Fato’s personal portrait gallery, which highlights luminaries such as the artist Scipione or the philosophers Kierkegaard and Deleuze. It also extends his reflections on living people. Here, Fato creates a constellation of his friendships which offers a study of the art world. His paintings include the gallerist and curator of the show, Paola Capata and Simone Ciglia, as well as Gianni Garrera, a musical philologist who has frequently collaborated with Fato (including in this show), as well as several collectors and a friend. Fato’s aim is to draw attention to the various roles which contribute to defining cultural engagement, exploring portraiture formally.
In this new cycle of works, Fato has concentrated on the essence of the pictorial act, reducing the metapictorial elements which had defined his previous works, ans bestowing his paintings with a more overt presence instead. The installation of the works becomes a mise-en-scène, guided by the portrait’s conception – through the striking of certain poses or the presence of certain objects – and accompanied by effigies. Following an already established practice, Fato has included some ‘foreign’ elements into the show: two previous landscape paintings which detail yet another traditional genre of painting, tracing a connection towards the idea of the portrait as, in the artist’s own words, “the passing of time”.