OSCAR GIACONIA | BHULK

21 febbraio – 26 giugno 2020

Con un corpus di 7 opere inedite appositamente realizzato, Oscar Giaconia (Milano, 1978) fa il suo debutto a Monitor. BHULK, oltre ad essere il titolo della mostra, è anche il nome del nuovo ri-ciclo di opere che si aggiunge alle aree principali e possibili derivazioni su cui si incentra la ricerca diversificata dell’artista: Hoysteria, The Grinder, Sexual Clumsiness, AYE-AYE, Calabiyau, Ginnungagap, Colon, Master-Mother, The Kitbasher, Unimog Painting Dystopia, Bhulk.

Un ambiente-set altera gli spazi della galleria che assume le sembianze di una sorta di laboratorio dove si fabbricano immagini in cattività, ibridi sacrificali in vitro, finzioni mitico-mimetiche.

La mostra porta in primo piano la ricerca di Giaconia che è da sempre sintesi di un lavoro denso e stratificato, ottenuto attraverso la decomposizione di pratiche e linguaggi – performance, fotografia, trucco prostetico, modellazione 3D, disegno – dis-funzionali sempre e comunque alla processazione pittorica.

Ogni opera -il cui dispositivo esterno è da intendersi come componente strutturale- passa attraverso dissezioni e sabotaggi che combinano polarità apparentemente inconciliabili (organico inorganico / matrice master / mistica mestica) che offrono all’artista la possibilità di dis-simulare le diverse sorgenti di cui si alimenta.

In questa area di stoccaggio si innestano le sette opere del ciclo BHULK, che è una crasi di vari significati e significanti: un’assurda forma onomatopeica e glossolalica, un iperspazio di mondi brana, una consistenza viscosa, una materia granulare, un aumento di densità provocato dalla compressione, un progetto eugenetico fallito.

Il percorso espositivo dipana dall’opera BHULK (THE BULL-DOLL), una biopittura di grandi dimensioni, un frankenstein taurino composto da vari pezzami, costretto in cattività in quello che pare essere un acquario marcescente. A protezione di BHULK (THE BULL-DOLL) due specie di guardie del corpo, i gorilla taurini BHULK (THE BULL DOSE), mentre nella seconda ala della mostra il dittico BHULK (Mr. O) presenta dei ricettacoli di teste, forse manichini o protesi di scena inutilizzati, precipitati in dei forzieri, uno dei quali foderato di stoffa tartan, pattern-marker riemergente e virale nell’immaginario di Giaconia. Una colonna stilistica di musetti di maiale, U.P.D. CALABIYAU, e il gonfiabile di un teschio alieno immerso in un terrario, CALABIYAU (I-O I-O), accrescono la generale dimensione di incubazione, sopravvivenza e isolamento.

Con queste creature teriomorfe Oscar Giaconia propone la genesi di opere in cui “tutto sembra putrefatto, mentre tutto è rigenerato” (Michel Leiris).

La mostra sarà accompagnata da un catalogo bilingue a cura di Claudia Santeroni edito da Lubrina Editore con contributi di Felice Cimatti, professore all’Università della Calabria, Federico Ferrari, filosofo, Andrea Zucchinali, dottorando in teoria e analisi dei processi artistico-letterali.


ENGLISH VERSION

February 21st – June 26th 2020

Oscar Giaconia (Milan, 1978) makes his debut at the Monitor Gallery with a group of seven works created specifically for the show BHULK. As well as being the title for the show, BHULK is also the name of the newly recycled works featured in the main areas and the potential derivations the artist is focused on: Hoysteria, The Grinder, Sexual Clumsiness, AYE-AYE, Calabiyau, Ginnungagap, Colon, Master-Mother, The Kitbasher, Unimog Painting Dystopia and Bhulk. An environment set alters the gallery space, which is made to resemble a quasi laboratory where captive images are fabricated, as if they were sacrificial hybrids or mythical and mimetic inventions.

The exhibition highlights Giacona’s research, which has always comprised a synthesis of dense and layered work, obtained through the breaking down of practices and languages – performance, photography, prosthetic makeup, 3D modelling and drawing – deemed invariably dysfunctional to the pictorial process.

Each work – of which the external elements are intended as structural components – is subject to dissection and sabotage, combining apparently irreconcilable opposite poles (organic / inorganic; matrix master / mystical primer). These offer the artist the chance to conceal the various sources each work feeds on.

Within this setup, the seven works are intertwined under the banner of BHULK: the composition of various signifiers and signified elements: an absurd onomatopoeic and incomprehensible form, a hyperspace of Brane cosmology, a gooey consistency, a granular material, an increase of density caused by compression or an aborted eugenics project.

The exhibition takes its cue from the work BHULK (THE BULL-DOLL), a large scale bio-painting, a bull-like Frankenstein made up of various pieces, forced into captivity by what appears to be a rotting aquarium. Two bull-like gorillas BHULK (THE PITBULL) act as bodyguards to BHULK (THE BULL-DOLL). In the second wing of the show, the diptych BHULK (Mr. O) features a reservoir of heads, perhaps mannequins or unused prosthetics from a set, thrown into coffers, one of which is covered in tartan, a recurring and viral pattern for Giaconia. A stylistic column of pig snouts U.P.D. CALABIYAU, and the inflatable alien skull immersed in a terrarium, CALABIYAU (I-O I-O), together exacerbate the dimensions of incubation, survival and isolation.

With these mythical animal creatures, Oscar Gianonia proposes a genesis of works in which “everything seems rotten, yet everything is regenerated” (Michel Leiris).

The exhibition is accompanied by a bilingual catalogue, edited by Claudia Santeroni and published by Lubrina Editore. With essays by Felice Cimatti, professor at the University of Calabria; Federico Ferrari, philosopher; and Andrea Zucchinali, PhD researcher in Theory and Analysis of Artistic and Literary Processes.