Tomaso De Luca | Standards of Living
Opening 26 Settembre
Dalle 18 alle 21
Nel suo libro The Technical Delusion: Electronics, Power, Insanity, lo studioso di media e accademico Jeffrey Sconce riporta la descrizione di un piccolo marchingegno costituito da un circuito, una batteria e uno speaker, che viene pubblicizzato come uno strumento di offensiva sonica.
Sul sito Thinkgeek.com, i tormentatori possono comprare Eviltron. Una volta nascosto tra le mura domestiche del bersaglio, Eviltron riproduce in maniera casuale “inquietanti scricchiolii, rumori di graffi ” e “l’affannoso respiro di una persona in procinto di morire”.
La descrizione del prodotto recita: “Nascondere questo dispositivo nella casa del vostro sconsiderato vicino potrebbe finalmente mettere fine alle sue feste notturne. Perfetto per l’ufficio di un burocrate dispotico, per la sala da pranzo dei dirigenti d’azienda o per essere utilizzato su altri parassiti da ufficio.”
Le inquietanti presenze invocate dai piccoli marchingegni sembrano poter terrorizzare e tormentare chiunque ci infastidisca, trasformando l’architettura rassicurante e pianificata in un luogo infestato da fantasmi rumorosi. Eppure c’è da chiedersi se spazi domestici, uffici, istituzioni e fabbriche non siano già di per sé stessi luoghi dell’orrore, spazi in cui i corpi dei vivi vengono mortificati, resi invisibili e silenziosi, organizzati in classi, gerarchie, razze e generi che ne determinano il destino, che li condannano o meno a certi standard di vita. Chi o che cosa sono, in questo scenario, i fantasmi?
Sembrerebbe da un lato che essi siano la traccia immateriale lasciata dai corpi che valgono meno, che vengono fatti sparire negli ingranaggi di un’architettura sociale, politica, burocratica ed economica che li fa letteralmente a pezzi. Questi corpi sono fantasmi perché non è dato loro di esistere, e il loro linguaggio può constare solo di suoni incorporei e di immagini evanescenti o – come per il Bartleby del racconto di Melville – di una sola frase ripetuta all’infinito:
“I would prefer not to”.
D’altro canto possiamo vedere come anche la forza invisibile del Capitalismo sia a sua volta tra le presenze più spettrali del nostro tempo, un fantasma che infesta e possiede tutto il reale, stravolgendone le strutture materiali e sostituendole con fantasie demoniache come il concetto di valore. E non sarebbe forse altrettanto spaventoso immaginare che sia la materia stessa, con la sua inquietante vitalità, a ribellarsi a questi stravolgimenti producendo a sua volta un linguaggio proprio, una voce del mondo degli oggetti capace di mettere in dubbio la nostra stessa esistenza?
Frutto di una ricerca che mi ha occupato negli ultimi due anni, con la mostra Standards of Living provo a rispondere a questa domanda servendomi di una serie di strategie fantasma che producono oggetti e immagini che sfumano i confini tra un medium e l’altro, rimanendo caparbiamente elusivi, contraddittori, inquietanti e assurdi, così come solo gli spettri sanno essere.
Opening September 26th
from 6 to 9 pm
In his book The Technical Delusion: Electronics, Power, Insanity, media scholar and academic Jeffrey Sconce describes a small gadget consisting of a circuit, a battery, and a speaker, which is advertised as a tool for sonic offense.
At Thinkgeek.com, tormentors can purchase the Eviltron. Once secreted within a target’s home, the Eviltron randomly generates “unsettling creaking, unidentifiable scratching sounds” and a “gasping last breath.” The product description reads: “Hiding this device in your inconsiderate neighbor’s house might put an end to their late-night parties. Perfect for an abusive bureaucrat’s office, the executive lunchroom, or for use on other office vermin.”
The disturbing presences invoked by the small gadgets seem capable of terrorizing and tormenting anyone who annoys us, transforming reassuring and planned architecture into a place haunted by noisy ghosts. Yet, one might wonder if domestic spaces, offices, institutions, and factories are not already places of horror in themselves, spaces where the bodies of the living are mortified, rendered invisible and silent, organised into classes, hierarchies, races, and genders that determine their fate, condemning them to certain standards of living. In this scenario, who or what are the ghosts?
On the one hand, it would appear that they are the immaterial trace left by bodies that are worth less, bodies that are made to disappear within the cogs of a social, political, bureaucratic, and economic architecture that literally tears them apart. These bodies are ghosts because they are not allowed to exist, and their language can consist only of incorporeal sounds and fleeting images or – as with Bartleby from Melville’s story – of a single phrase repeated endlessly:
‘I would prefer not to’.
On the other hand, we can see how the invisible force of Capitalism is, in turn, among the most spectral presences of our time – a ghost that haunts and possesses all of reality, distorting its material structures and replacing them with demonic fantasies like the concept of value. And wouldn’t it be terrifying to imagine that it is matter itself, with its unsettling vitality, rebelling against these distortions, producing its own language in turn — a voice from the world of objects, capable of doubting our very existence?
The exhibition Standards of Living, a result of two years of investigation, attempts to answer this question by employing a series of ghostly strategies that produce objects and images which blur the boundaries between one medium and another, remaining stubbornly elusive, contradictory, unsettling, and absurd, just as only ghosts can be.