URSULA MAYER

The Soul Paints Itself In Machines

9 febbraio- 17 marzo 2018

La film-maker e artista austriaca Ursula Mayer torna Roma con uno screening e un talk in collaborazione con la giornalista Alessandra Mammì presso la casa del Cinema di Roma il giorno 8 febbraio. A seguire il 9 febbraio si terrà la sua mostra personale a Monitor, dove presenterà il suo ultimo film Atom Spirit (2016) insieme ad un corpo di lavori scultorei inediti in Italia.
Ursula Mayer, che vive a e lavora a Londra da lungo tempo, ha conquistato molti premi e riconoscimenti in ambito artistico e cinematografico come il prestigioso “Derek Jarman Award for Radical Filmmaking”. Sono inoltre numerose le mostre in musei e spazi espositivi di rilievo quali: Belvedere Museum a Vienna; Institute of Contemporary Arts e White Chapel a Londra SeMA Biennale Mediacity, Seoul; Moderna Museet, Stoccolma e Moderna Museet Malmö; Institut Kunst di Basel; il Vleeshal a Middelburg, Home a Manchester.
Nella sua ricerca Ursula Mayer lavora attraverso il video, la scultura, la fotografia e l’installazione, per creare spazi ‘caleidoscopici’, in cui convergono molteplici riferimenti e in cui i confini si dissolvono. I suoi film fondono la sperimentazione formale con il mito, la biopolitica e la semiotica del cinema, per visualizzare e indagare sull’ontologia post-umana.

Ambientato a Trinidad e Tobago, luoghi paradisiaci in cui razza, genere, ecologia e tecnologia sembrano incontrarsi, ATOM SPIRIT è l’ultimo film girato in 16 mm della Mayer. Per realizzare questo film, la Mayer ha collaborato con la comunità LGBT di Trinidad e con l’attrice transessuale Valentijn de Hingh, già presente in lavori precedenti dell’artista. Ciò che emerge è un insieme di immagini e di narrazioni che si collegano fra loro, creando uno scenario fantascientifico, determinato e causato dalla sesta estinzione di massa sulla terra.
Attraversando spazi scientifici, ecologici e sociali ATOM SPIRIT crea una rete di realtà miste e compenetrate in cui si susseguono interrogativi sul post-colonialismo, sull’ecologia e sulla bellezza.
Il paesaggio avveniristico che ne risulta, produce uno spazio ibrido in cui esseri animali, umani e ‘non umani’ si intersecano con componenti cibernetici, al fine di mettere in discussione il nostro possibile futuro condiviso con altre specie e di come questo stesso futuro potrebbe manifestarsi in un ambiente sempre più danneggiato.
In questo modo la Mayer esplora le potenzialità di un mondo alternativo ‘post-umano’ abitato da ibridi mutanti. Partendo da e rivelando una visione antropocentrica della questione, il film pone in primo piano la necessità di riconsiderare il rapporto e i confini tra attività umana e macchina, natura e artificio, biologia e tecnologia.

Ursula Mayer ha lo stesso approccio nel lavoro scultoreo, lavorando con gli opposti, creando legami tra forme solide e liquide attraverso la convivenza di materiali ed elementi in apparente contrapposizione.
Il gruppo scultoreo in mostra dalla serie Robotic Cells, dal titolo See you in the Flesh 1-4 (2014), si compone di sculture che richiamano falli e parti anatomiche, in cui la solidità della forma viene resa leggera e sinuosa attraverso la trasparenza e la ‘liquidità’ del materiale di cui sono fatte, ovvero il vetro. L’opera dal titolo scultura Drawing Android 6 (2014), contrappone invece la rigidità di una lastra di cemento alla presenza di fili e cavi, che ricordano la flessibilità dei capelli. Come se cercasse di rendere un corpo rigido, elastico e flessibile.
Il lavoro della Mayer, in tutte le sue forme, ci porta a esplorare e varcare numerosi confini: quelli dell’identità, del corpo, del genere, dei ruoli sociali, della tecnologia, nonché a immergerci nella storia attuale, sondando e confrontandoci con le questioni più urgenti che appartengono alla nostra contemporaneità.

 


ENGLISH VERSION

URSULA MAYER

The Soul Paints Itself In Machines

February 9th- March 17th 2018

The Austrian film-maker and artist Ursula Mayer returns to Rome for a film-screening and talk in collaboration with the critic Alessandra Mammì at the Casa del Cinema di Roma on 8 February. This event will be followed by the opening of Mayer’s solo show at Monitor on 9 February, where she will present her latest film Atom Spirit (2016), alongside a group of sculptures on view in Italy for the first time.
Mayer, who lives and works in London, has been the recipient of numerous awards including the prestigious Derek Jarman Award for Radical Filmmaking. She has exhibited work her work in a number of major international museums and spaces including: the Belvedere Museum, Vienna; the Institute of Contemporary Arts and Whitechapel Gallery, London; the SeMA Biennale Mediacity, Seoul; Moderna Museet, Stockholm and Moderna Museet, Malmö, Institut Kunst, Basel; Upcoming: Vleeshal, Middelburg, Home, Manchester.
Mayer’s artistic practice encompasses film, sculpture, photography and installation, to create “kaleidoscopic” spaces where multiple references converge and enduring boundaries dissolve. Her films fuse formal experimentation with myth, biopolitics and the semiotics of cinema, to visualize and ruminate upon posthuman ontology.

Mayer’s latest 16mm film ATOM SPIRIT is set in Trinidad and Tobago, a seeming paradise in which race, gender, ecology and technology meet. ATOM SPIRIT was made in collaboration with the LGBTQ community of Trinidad, as well as Mayer’s longer term collaborator, transwoman Valentijn de Hingh. The result is a twisting narrative traversing a number of science-fictional scenarios brought about by the Earth’s current sixth mass extinction.
Spanning scientific, ecological and social spaces, ATOM SPIRIT creates an interpenetrating mesh of realities where interrogations of postcolonialism, ecology and queerness can take place. The resulting futuristic landscape produces a hybridinous space in which human and non-human animals become entwined with cybernetic components, in order to question how our shared future may manifest within an increasingly damaged environment. Thus Mayer explores the potentials of a posthuman alternative world inhabited by mutant hybrids. Starting from, but ultimately unravelling an anthropocentric viewpoint, the film underscores the need to reconsider the entanglements and artificial boundaries between man and machine, nature and artifice, biology and technology.

Mayer takes a similar approach in her sculptural practice, working with opposites to create links between solid and liquid forms. From the series Robotic Cells, ‘See you in the Flesh’ 1-4 (2014), a group of sculptures evoke anatomical parts of the body, where the solidity of these bodily pieces are rendered light and sinuous through the transparency and fluidity of glass. In ‘Drawing Android 6’ (2014), the artist transforms a rigid body into a flexible one by pairing a slab of concrete with wires and cables, recalling instead the elasticity of hair.
Mayer’s work encourages the viewer to explore and transcend a number of boundaries: those of identity, the body, gender, social roles, and technology by immersing ourselves in contemporary history, probing and confronting the most pressing questions of today’s society.