IO SONO VERTICALE

Lucia Cantò, Armanda Duarte, Oscar Giaconia, Nino Migliori, Elisa Montessori, Eliano Serafini

22 febbraio – 20 giugno 2020

Io sono verticale.

Non c’è nulla di più contrario alla natura della verticalità umana.

Gli alberi sono verticali, come pure i fili d’erba, i fiori e le piante e -naturalmente- anche l’uomo lo è. I primi sono incatenati alla terra, da cui traggono linfa diretta e sostentamento.

L’uomo, invece, semplicemente, vi si appoggia.

L’orizzontalità sarebbe stata la condizione perfetta, sosteneva Silvia Plath, quella che più di tutte avrebbe finalmente favorito l’anelato connubio uomo-natura.

Al di là delle nubi che -basse e cariche di pioggia- abbracciavano le parole e i pensieri della complessa ed insuperata scrittrice, la sua intuizione vibra di bruciante perfezione.

Da qualsiasi punto del borgo di Pereto, finestra, terrazzo o sporgenza si guardi, la montagna e la pianura sottostante sottolineano la loro imponente presenza tanto vicina all’occhio umano quanto lontana dai sensi necessari ad esperirla.

Da qui nasce questa idea di mostra che si appoggia ad un’impressione di paesaggio, assaporandone la parte zuccherina della superficie, tentando di scavarne i meandri per raggiungerne il cuore.

Io sono verticale vuole essere un omaggio all’elemento naturale e alla continua tensione umana verso una impossibile compenetrazione.

Gli artisti invitati a partecipare a questa mostra hanno avuto stimoli diversi e diverse reazioni: con alcuni la conversazione si è incentrata quasi esclusivamente sul lirismo delle parole della poetessa americana, con altri è stata fatta una visita quasi notturna al borgo di Pereto, con uno o due esclusivamente si è dipanato il racconto dello stesso e la condivisione della riflessione che alla fine tutto lega.

Elisa Montessori affida al nero della scrittura la volontà di tracciare delle linee fatte di luci ed ombre a comporre forse un minuscolo dettaglio o forse una macro geografia; Nino Migliori negli anni Novanta trovava a Copenaghen un paesaggio immoto, fissato con gesti minimi e -forse casuali- in comuni recipienti di vetro; Oscar Giaconia affida il suo gesto pittorico ad una componente immaginifica e organica -l’olio, tra i beni più preziosi della natura; Armanda Duarte associa il momento del riposo alla contemplazione; Lucia Cantò tesse le parole, che tanto evocano momenti e luoghi passati; Eliano Serafini va ad investigare le pieghe intime dell’Io.

Io sono verticale. Ma vorrei essere orizzontale.

Contributi critici di: Arianna Paragallo per Elisa Montessori, Stefano Verri per Nino Migliori, Claudia Santeroni per Oscar Giaconia, Matteo Fato per Eliano Serafini e Lucia Cantò, Joao Silverio per Armanda Duarte


ENGLISH VERSION

Lucia Cantò, Armanda Duarte, Oscar Giaconia, Nino Migliori, Elisa Montessori, Eliano Serafini

February 22th – June 20th 2020

I am vertical.

There is nothing that is more against nature than the verticality of man.

Trees are vertical, so are blades of grass, flowers, and plants – naturally – so is man. The first are tied to the soil, from which they gather sap for their sustenance. Man, instead, simply rests on it.

Horizontality would have been the perfect condition, Sylvia Plath claimed, she who above all would have favoured the longed-for final union between man and nature. Beyond the clouds which – low and leaden with rain – embraced the words and thoughts of that complex and unsurpassed author, her intuition vibrates with burning perfection.

From any viewpoint in the hamlet of Pereto – be it window, terrace or ledge – the mountain and the plains below emphasise their imposing presence, which appears so close to the human eye, yet so far from the senses necessary to experience it.

From this comes the idea of an exhibition which rests on the impression of a landscape, tasting the sweetness of its surface, attempting to dig meandering paths to reach its very core.

I am vertical aspires to be a homage to the natural element and to the continued human tension towards an impossible interpretation.

The exhibiting artists have all had various stimuli and diverse reactions: with some, the conversation centred almost exclusively on the lyricism of the words of the American poet, while others explored Pereto at twilight. With one or two artists, the conversation focused on the story of Pereto, and how it ties everything together.

Elisa Montessori imbues her black writing with the will to trace lines made of light and shadows in order to compose a miniscule detail or, perhaps, macro geographies. In the 1990s, Nino Migliori found an immovable landscape in Copenhagen, fixed with minimal – perhaps casual – gestures in everyday glass recipients. In his paintings, Oscar Giacona turns to that organic and unimpressive component that is oil, one of nature’s most precious assets. Armanda Duarte associates the moment of rest to contemplation, while Lucia Cantò weaves words which evoke past moments and places. Eliano Serafini investigates the intimate folds of the ‘I’.

I am vertical

But I would rather be horizontal.

Critical texts by: Arianna Paragallo on Elisa Montessori, Stefano Verri on Nino Migliori, Claudia Santeroni on Oscar Giaconia, Matteo Fato on Eliano Serafini amd Lucia Cantò, Joao Silverio on Armanda Duarte